Un cerchio aperto
e un punto fermo.

Come da tanti anni a questa parte, ottobre ha portato cambiamenti, novità e qualche prova psicologica (valuterò se parlarvene nei prossimi numeri).
Dovevo dare una direzione all’inquietudine che sento e ho deciso di farlo cambiando.
Me stessa, prima di tutto (con un classico taglio di capelli, rimedio al bisogno di cambiamento del 99,9% delle donne, come sono scontata!).
E poi questa newsletter, che da oggi cambia faccia, partendo dal logo.
Un tono di rosso, perché il rosso è il mio colore. Nessun ragionamento profondo.
Le mie iniziali, forse scontate (e due!!), ma sicuramente più vere del piede nudo che passeggiava leggero nel vecchio logo.
I miei, di piedi, invece, stanno sempre chiusi nelle scarpe: ho recentemente capito che quelle da running sono le più adatte a me (avrei materiale per parecchi sketch comici in proposito). Per anni sono state le classiche Adidas, adesso queste: sicuramente sprecate per le loro potenzialità, ma comode, colorate, toni fluo e quindi mai (mai!) abbinate al resto dell’outfit.
Torniamo al logo: il cerchio imperfetto, mi ricorda di uscire da quello che mi hanno disegnato intorno (chi c’era quando ho citato Jack Frusciante sa di cosa parlo1) ma anche di restare aperta e accogliente verso tutto ciò che la vita porta: persone, idee, momenti. Per un’ora, un anno o una vita.
E quel punto, dopo l’iniziale del cognome, mi serve per ricordarmi che sì: si procede un passo alla volta, ma è altrettanto importante fermarsi, riposare, e poi ripartire — non in balia del destino, ma verso una chiara destinazione2.
Vi saprò dire qual è la mia.
Due note oneste e doverose.
Il nuovo logo è fatto con l’AI. Con Canva sono un disastro e l’investimento per un logo professionale oggi non avrebbe avuto molto senso. Chissà, magari un giorno…
Avrai notato che in questa newsletter le immagini contengono la citazione della fonte e un breve testo alternativo che la descrive. Mi scuso per non averlo scritto prima. Le mie scuse sono rivolte in particolare a chi finora ha trovato poco accessibile questo spazio per la mancata descrizione dell’immagine.
Fuori dal cerchio
Ci sono parole che sembrano buone, giuste, persino generose. Inclusione è una di queste. È una parola che si usa ovunque: nei convegni, nei progetti scolastici, nei post sui social. Eppure, ogni volta che la sento, mi si accende dentro un piccolo campanello d’allarme.
Consiglio, o meglio ri- consiglio la lettura di A. D’Avenia, Resisti cuore, l’Odissea e l’arte di essere mortali (2023)




Brava Chiara! Molto orgogliosa di conoscerti 🥰
Chiara, sono ripetitivo e banale ma non smetterei mai di leggere i tuoi scritti