Settembre1 porta con sé l’inizio della scuola. È un momento che conosciamo tutte: nuovi quaderni, nuovi orari, nuove fatiche. Al di là delle campanelle e delle cartelle, la scuola è soprattutto un laboratorio in cui si impara a stare insieme, spesso senza che ce ne accorgiamo.
Non è un luogo perfetto: ci sono ingiustizie, differenze che diventano barriere, sguardi che escludono. Eppure, dentro quelle aule si allenano anche la pazienza, l’ascolto, la possibilità di vedere le altre persone in modi che non avevamo previsto.
La scuola rende evidente una verità che poi ci accompagna per tutta la vita: ogni persona si muove al suo ritmo. C’è chi corre e chi arranca e chi sembra non muoversi affatto, mentre in realtà sta solo cercando la sua strada.
Il mondo del lavoro non è così diverso. Anche lì convivono velocità differenti, approcci personali, capacità che non entrano nei report o nei CV. Eppure troppo spesso si pretende uniformità, come se tutte dovessero rispondere allo stesso modello ideale. È proprio qui che rischiamo di dimenticare la lezione più semplice che la scuola ci lascia: crescere insieme non significa uniformarsi, ma imparare a reggere le differenze senza che diventino fratture.
Forse, allora, il vero senso di ogni inizio, scolastico, professionale o personale che sia, non sta nel partire alla grande, ma nell’accettare che la crescita ha il ritmo delle cose lente. Che le relazioni si costruiscono tra errori, correzioni e nuove prove, come un tema riscritto più volte.
E se anche nel lavoro provassimo ad adottare questa prospettiva senza pretendere risultati immediati, ma coltivando percorsi che richiedono tempo e costanza, allora qualcosa cambierebbe davvero.
Perché ogni trasformazione, piccola o grande, comincia così: un passo alla volta.
🎈A che ritmo ti muovi? Vorresti cambiarlo? Raccontami la tua esperienza.
Bentornata! Ti ricordo che nella newsletter mi impegno ad utilizzare il femminile sovraesteso. Se hai consigli per un linguaggio che accolga al meglio tutte le differenze scrivimi!