Inquieta, quindi viva.
Quando smetti di aspettare il cambiamento e decidi di diventarlo.
Queste parole non avrebbero dovuto diventare una newsletter. Nascono come appunti del mio “quaderno spirituale”, quello che ho scelto di utilizzare anche per le attività proposte da Andrea Colamedici e Maura Gancitano (fondatori di Tlon) nel libro Prendila con filosofia.
Per quanto l’approccio sembri molto laico, io non credo al caso: voglio leggere una spinta vocazionale nel fatto che questo percorso arrivi dopo la lettura di Scegli la tua vita di Daniel Lumera.
Questa riflessione avrebbe dovuto restare intima, personale, ma volendo fare della comunicazione il mio motore, tenerla chiusa in un cassetto mi sembrava quasi uno spreco. Per me è essenziale comunicare con il mondo, a voce o per iscritto. Non ho difficoltà in nessuna delle due modalità, anche se dall’esterno può sembrare che preferisca il bianco e nero delle parole scritte.
Anche dopo aver lasciato i social – scelta che oggi considero una delle più giuste dell’anno – sono sempre più convinta che, per dirla con Lumera, uno dei miei talenti sia proprio la comunicazione.
La prima attività proposta da Colamedici e Gancitano è rispondere per iscritto alla domanda “Come stai?”. Una domanda che non ho mai preso alla leggera, ma oggi la risposta è sorprendentemente semplice: sto inquieta.
Alla fine di un anno in cui il cambiamento che speravo non è arrivato, sento che l’unica strada è smettere di attenderlo e iniziare ad agire.
La mia inquietudine nasce da una forma precisa di solitudine: quella di chi cerca di affermare come vocazione la valorizzazione delle differenze a partire dalla propria identità di donna disabile.
Non sono sola nella vita quotidiana, – ho la mia famiglia e il sostegno di poche, ma preziose persone –eppure spesso mi sento sola in questa sfida culturale, perché questa identità continua a essere letta attraverso uno sguardo abilista che fatica a riconoscerla come valore1.
Il mio messaggio ruota sempre intorno alla valorizzazione delle differenze: l’accento è sulla disabilità, per esperienza e formazione, ma il mio desiderio è far percepire tutte le differenze come un valore concreto. Questa spinta mi porta a sperimentare: associazioni, politica, contesti diversi. Sono tutte esperienze che mi portano fuori dalla comfort zone – sempre che io ne abbia davvero una – ma, paradossalmente, non mi fanno sentire me stessa. E così, invece di liberarmi, aumentano la mia inquietudine.
Negli ultimi giorni ho ripensato a un’idea di anni fa: creare uno spazio di ascolto e condivisione, dove storie e differenze possano incontrarsi e mescolarsi. Genere, origine, orientamento, disabilità… non come etichette, ma come materia viva. Nella mia visione sarebbe stato un progetto condiviso, ma è mancata la fiducia.
E come ricordano proprio gli autori di Prendila con filosofia, tutto è un esercizio di fiducia.
La domanda è: posso farcela fidandomi solo di me stessa? Posso farcela nonostante la mia selettività e la fatica nei rapporti umani?
Forse sì.
Forse l’inquietudine non è un segnale di fallimento, ma il battito della vita quando si prepara a cambiare ritmo. Non è immobilità: è movimento interiore. È la prova che qualcosa dentro di me non accetta più di adattarsi al piccolo quando sente di appartenere al grande.
Se questo è l’ultimo pensiero dell’anno, allora voglio chiuderlo così: non con malinconia, ma con un impegno gentile verso me stessa.
Scelgo di tenere accesa la scintilla, quella che mi ricorda chi sono, cosa desidero e che le differenze possono davvero diventare valore.
Ed è con questa piccola luce che entro nel nuovo anno viva, presente e pronta a diventare parte del cambiamento che desidero.
Proveremo a imparare a riconoscerlo insieme nella serata organizzata dal collettivo Le Zittelle, che avrò il piacere di guidare il prossimo 14 gennaio. Se sei di Bergamo o dintorni e vuoi partecipare iscriviti qui.



A me la tua vocazione è sempre sembrata non solo evidente, ma luminosa. Brilla, Chiara, non sei l’unica ad avere fiducia in te ✨