La settimana più corta di sempre
Resoconto emotivo di 7 giorni lungo la Via Francigena del Sud.
Ogni volta che preparo una newsletter mi chiedo quanto lasciare andare: da una parte vorrei raccontare tutto, ogni emozione che mi attraversa, dall’altra desidero tenere qualcosa solo per me. Mettere nero su bianco i sentimenti è come camminare su un sentiero sconosciuto: serve equilibrio, a volte fa paura, ma è anche il modo più autentico per dare vita a ciò che ho vissuto. I sentieri che ho percorso la scorsa settimana erano proprio così: sconosciuti a me e a tutte le persone che ho avuto attorno.
Il progetto della Via Francigena del Sud è nato dal sogno di una persona che per me è stata fondamentale. La sua assenza pesa, ma è come se il suo desiderio di aprire strade continuasse a guidarci, ricordandoci che certi legami proseguono oltre il tempo e lo spazio.
Il percorso dura sei settimane e unisce Roma a Santa Maria di Leuca: oltre 900 chilometri da affrontare insieme. Ogni settimana una persona con disabilità viene trasportata sulla Joëlette, una carrozzina da montagna a una sola ruota che permette di affrontare anche i tratti più impervi. La scorsa settimana è toccato a me sedermi su quel mezzo che sembra potermi condurre ovunque, affidandomi alla forza e alla costanza degli uomini che si sono alternati per spingerla e sostenerla, mentre le donne del gruppo si sono occupate della logistica e di supportarmi nella gestione delle necessità quotidiane. È un gioco di squadra in cui ogni persona trova il proprio ruolo e questo rende ogni metro conquistato una vittoria collettiva.
Sette giorni sono passati come un battito di ciglia, per questo la definisco “la settimana più corta di sempre”: quando la vita è piena, il tempo si accorcia e resta solo il ritmo della strada, il fruscio della ruota della Joëlette, i passi attorno a me. Ogni volta mi sorprende quanto il gruppo sappia trasformare ogni difficoltà in una risata, ogni imprevisto in un’occasione per stringerci di più. Anche quando la fatica sembra prevalere, uno sguardo, una battuta o un gesto bastano per riportare equilibrio ed energia.
Sei anni fa, grazie alla preziosa amicizia con Vanessa (più che di amicizia, dovrei parlare di “gemellanza”, magari ne scriverò in un prossimo numero) sono entrata a far parte del gruppo Il sentiero di Cinzia del C.A.I. Gavardo. Le esperienze con quella che in un istante è diventata la mia seconda famiglia sono un continuo esercizio di gratitudine. Mi emoziona sapere che queste persone scelgono, passo dopo passo, di condividere con me – e con le altre persone trasportate – la fatica e la gioia del cammino. Allo stesso tempo non posso fare a meno di pensare a quanto, in passato, avrei voluto avere il coraggio di cercare legami simili. Credo che non avrei raggiunto questo stesso livello di intesa, più unico che raro, ma avrei sicuramente capito prima che, come afferma Anthony Robbins, fissare degli obiettivi è il primo passo per trasformare l’invisibile in visibile. Ed è con questa consapevolezza che voglio procedere su ogni strada che mi troverò davanti, che si chiami Via Francigena o vita di tutti i giorni. Sempre un passo alla volta.
Hai ragione, in senso generale la frase va al plurale... Ma sono convinta che anche al singolare ci sta tutta !!! Nel momento in cui qualcuno ci mette del suo, è comunque un successo ! L'adesione al gruppo, la decisione di partire con loro, la volontà di arrivare fino in fondo, il mettersi in gioco...secondo me sono tutte scelte coraggiose e come tali ti devono essere riconosciute ! Quindi...ce l'avete fatta e ce l'hai fatta ! Chapeau ! 😘
hai colto l'opportunità al momento giusto per goderti l'esperienza appieno, questo è quello che conta da ora in poi.