Geografia del possibile
Elogio a una valle che non ho mai abitato, ma che mi abita da un po'.
Non ho mai vissuto in Val Seriana.
Non è la mia terra di origine. Non ci sono nonni, zie, cugini sparsi tra i paesi. Eppure, è una valle che mi abita da un po’. La definisco la mia valle di appartenenza morale.
Ogni volta che la vivo mi rimane addosso una strana sensazione di nostalgia: quella di ciò che non si è mai avuto, ma che si sente comunque proprio. Come un ricordo che non ti appartiene eppure ti accompagna.
Sono cresciuta all’inizio della Val Brembana, una valle bella e severa, che si richiude su se stessa come certe emozioni trattenute troppo a lungo.
Ci sono cresciuta con affetto e con fatica.
Lì ho imparato a conoscere certi silenzi, certi sguardi che si abbassano prima ancora di incrociarsi, le distanze che non sono solo geografiche.
Ho imparato che, se il tuo corpo non si adatta a certe forme — modi, tempi, aspettative — ti ritrovi ai margini senza che nessuno te lo dica esplicitamente.
Poi è arrivata la città.
Un passaggio necessario. Mi ha dato movimento, possibilità, servizi, volti nuovi. Una soglia da attraversare. Ci sto bene, ma mi sento sempre un po’ di passaggio, come se fossi costantemente seduta sul bordo di una piscina, non del tutto dentro, non del tutto fuori.
Quando torno in Val Seriana — anche solo per una gita fuori porta— qualcosa cambia.
È come se il mio corpo si espandesse e il respiro si regolarizzasse.
La valle mi appare più larga, più porosa, più accogliente, più pronta. Più a mia misura. È una valle che non preme, non chiude, non costringe.
I paesi sembrano distendersi con naturalezza, come se fossero stati messi lì con gentilezza, senza voler dominare il paesaggio.
Sento che la geografia accoglie, che il paesaggio non impone. Che anche chi cammina a ritmi lenti, chi arriva tardi, chi porta addosso esitazioni e domande, può trovare posto. Non c’è bisogno di spiegare. Non c’è bisogno di performare.
Si può semplicemente stare.
Essere.
Forse è solo un’impressione, ma certe impressioni, quando tornano nel tempo, diventano realtà interiori. E certe realtà, anche se invisibili alle altre persone, alimentano desideri.
Forse è proprio questo che cerco: un luogo dove non essere sempre in funzione di qualcosa. Dove il corpo non debba continuamente adattarsi, ma possa percepirsi intero e libero.
Un luogo dove anche la libertà smette di essere una conquista e diventa la condizione di partenza.
Un luogo non perfetto, non facile, ma possibile.
Non so se ci andrò mai a vivere. Forse non è nemmeno necessario.
A volte basta sapere che certi luoghi esistono: che da qualche parte, tra salite morbide e paesi distesi, c’è uno spazio che somiglia a te. Che ti fa sentire meno fuori posto. Che rende credibile l’idea che i desideri possano realizzarsi. Un passo alla volta.
🎈 C’è un posto dove ti senti veramente te stessa? Ti va di raccontarmi le sensazioni che provi quando sei lì?
Non mi era mai capitato che un luogo geografico venisse descritto con questo tipo di sensazioni, né avevo mai percepito la valle come un luogo di apertura che non preme e non costringe.....se non fosse che ho già toccato con mano la predilezione che hai tu 😉 !
Per me un luogo confortevole è quello dove c'è poca gente, dove la natura ti avvolge, dove la quiete ti consente di sentire i tuoi stessi pensieri...e, hai ragione, dove senti che c'è un posto giusto per te....
Spero che ti ricapiti presto l'occasione di andarci ! 😘
Devo dire che purtroppo non ho ancora un luogo specifico dove sentirmi così tanto a casa, ce ne sono alcuni che ci si avvicinano, ma mi è successo qualcosa di simile solo stando abbracciata a una persona, e anche quello è incredibilmente raro per me.